mercoledì 23 marzo 2022

STEP #8 - l'arte figurativa

Nel 1545 papa Paolo III Farnese convoca il Concilio di Trento, che durerà a fasi alterne fino al 1563, in risposta alla diffusione della riforma protestante portata avanti dalla dottrina luterana. Ne conseguirà una profonda frattura all'interno della Chiesa, che sfocerà nella Controriforma. Questa avrà effetti anche nella produzione d'arte figurativa, reputata strumento fondamentale per la diffusione della dottrina cattolica. Infatti il Concilio confermò sia la legittimità del culto delle immagini sacre, sia esplicitò il ruolo didattico e divulgativo dell'arte, che doveva quindi contribuire all'educazione dei fedeli attraverso la rappresentazione delle Sacre Scritture. 

L'educazione dei fedeli avveniva quindi tramite immagini chiare, semplici, ma allo stesso tempo rigorose nelle modalità di rappresentazione dei contenuti. L'interpretazione non era ammessa, bensì l'opera doveva solamente servire per suscitare pietà e partecipazione emotiva.



Federico Barocci, Annunciazione (1592-1596) 

Federico Barocci, L’istituzione dell’Eucaristia (1608).

Gli esempi selezionati mettono in luce i temi principali dell'arte della Controriforma: i Sacramenti e il ruolo della Vergine e dei Santi come figure di mediazione tra Dio e i fedeli.



domenica 20 marzo 2022

STEP #6 - nel cassetto

Sulla mia scrivania conservo questa cornice che contiene una cartolina (ormai un po' sbiadita) a cui sono molto affezionato. Scritta nell'estate del 1957 da mio nonno materno e destinata a mia nonna, contiene questo messaggio: 

"Oggi meglio di ieri. Domani meglio di oggi."


Se è vero che educare significa anche "promuovere con l’esempio lo sviluppo delle qualità morali di una persona", ecco che questa semplice frase, grazie all'esempio di amore, forza e speranza contenuto al suo interno, è stata in grado di sostenermi e aiutarmi ad affrontare determinate situazioni della vita.

STEP #5 - il tatuaggio


Tatuaggio ed educare

Al primo pensiero di queste due parole insieme ho subito percepito una contraddizione, un po' come nel legame con il termine "superstizione", probabilmente perchè spinto da un forte pregiudizio che ancora esiste nelle nostre società, dove al tatuaggio si accostano la criminalità, la ribellione, qualcosa di pericoloso e contro la legge. Volendo andare oltre questi pensieri un po' superficiali e obsoleti, mi sono domandato perchè le persone si tatuino e vorrei capire un po' meglio quali altri aspetti siano contenuti dietro questa azione.
Se come spiega Antonio Chimienti, psicologo, psicoterapeuta, il tatuaggio è (anche?) "un elemento di auto-narrazione, un modo di comunicare senza parole, tanto che in alcuni casi viene scelto proprio per rivelare un parte di sé che, altrimenti, si riuscirebbe difficilmente a mostrare", allora potenzialmente i tatuaggi potrebbero celare in maniera implicita e esplicita anche alcuni messaggi legati all'educare, dove questa comunicazione grafica e magari non verbale vuole o può esser di esempio e modello per qualcun altro.

Un'altra riflessione che mi è venuta in mente rispetto al tema educare e tatuaggi si lega al moko, il tatuaggio maori. In particolare mi riferisco al caso di Nanaia Mahuta, la prima donna maori a ricoprire la carica di a ministra degli Esteri in Nuova Zelanda e che ha il tradizionale tatuaggio su labbra e mento, chiamato “moko kauae”. Come riportato da un articolo de Il Post

"La pratica del tatuaggio (“tā moko”) è una tradizione molto antica e ha una forte dimensione rituale; il tatuaggio viene realizzato durante particolari cerimonie e comporta una serie di piccole scarificazioni – incisioni che portano a cicatrici permanenti – che poi vengono decorate con l’inchiostro. Solitamente gli uomini maori hanno tatuaggi su tutto il volto, natiche e cosce, mentre le donne hanno il moko kauae, che è appunto il tatuaggio che copre labbra e mento."

Nanaia Mahuta nel 2018 (Hagen Hopkins/ Getty Images)

Nell’Ottocento, con la colonizzazione britannica, il tatuaggio sul viso iniziò a scomparire in Nuova Zelanda, portando a massacri, episodi di razzismo e notevoli discriminazioni contro i popoli indigeni. Solo nel Novecento il moko tornò a esser usato, ma spesso ancora mal vista in quanto ritenuta una tradizione obsoleta, sia dalle comunità non maori che quelle indigene.

Ecco che avere una rappresentanza maori che porta un segno dell'appartenenza indigena all'interno del Parlamento neozelandese significa innanzitutto rappresentare e dare visibilità ad una parte di società storicamente discriminata. Quindi in quanto figura pubblica e probabilmente anche grazie al suo moko kauae, la ministra maori ha la possibilità di portare un messaggio a favore dei popoli indigeni ed educare le persone, "normalizzando" il tatuaggio maori così come la loro presenza all'interno della società.


sabato 19 marzo 2022

STEP #4 - la superstizione

"La superstizione è una credenza di natura irrazionale che può influire sul pensiero e sulla condotta di vita delle persone che la fanno propria." (Wikipedia)

Ma che cosa vuol dire irrazionale? vuol dire a-scientifica?


Se devo mettere a confronto l'azione dell'educare con la definizione di Wikipedia, intravedo fin da subito una forte contrapposizione tra le due parole, data dal fatto che la superstizione viene (da sempre?) accostata all'ignoranza, a false credenze popolari, in altre parole a qualcosa che si potrebbe ritenere "diseducativo" (da chi?).

Se la superstizione è irrazionale, l'educare invece si fonda spesso su principi, teorie, tutti aspetti molto razionali.

[to be continued..]

STEP#3 Educare nel mondo del cinema

Circa un anno fa mi è capitato di vedere per la prima volta Pane, amore e... di Dino Risi (1955) e già in quell'occasione mi feci qualche domanda sul ruolo del cinema di quegli anni. Con l'occasione di questo esercizio sono tornato sulla questione, cercando in particolare di capire se i fini educativi siano un elemento da sempre cercato/voluto in questo settore. Ho trovato quindi un articolo di Livia Romano (qui) intitolato "L’educazione familiare e il consumo del cinema negli anni cinquanta tra nord e sud d’Italia", da cui ho tratto il seguente paragrafo: 

"A ben guardare, nel corso degli anni Cinquanta tra il pubblico e il cinema si instaurò un dialogo senza precedenti ed un’interazione che oggi si è persa, che rese l’andare al cinema delle famiglie una pratica educativa (e non solo ricreativa) e un importante veicolo di modelli culturali e di valori. Il cinema, in quegli anni, si caratterizzò come «agente di storia» (Ortoleva 1991), perché ebbe il potere di trasformare le famiglie italiane del secondo dopoguerra che, attraverso la fruizione dei film, da un lato apprendevano nuovi stili di vita, dall’altro lato diventavano consapevoli di una nuova identità che era tutta da ricostruire."

Emerge quindi che il cinema ebbe un ruolo molto importante per individuare e interpretare i bisogni emergenti delle famiglie italiane (in particolare donne e giovani), "contribuendo a costruire stili educativi nuovi e aprendo lo sguardo verso orizzonti di formazione inediti" (Romano, 2017).

Facendo invece ora un salto temporale in avanti di almeno quaranta anni, ho selezionato alcuni film che:
- sono stati specchio della società, ossia raccontando uno specifico contesto storico-sociale mettono in luce questioni e temi del tempo, mostrando "esempi educativi" positivi e negativi;
- utilizzano i protagonisti per esser loro stessi "educatori", condividendo valori e modelli culturali con i più giovani (figli, studenti). 


Billy Elliot (2000)


 Don't look up (2021)


La vita è bella (1997)

da L'attimo fuggente (1989)



La ricerca della felicità (2006)

 

giovedì 10 marzo 2022

STEP #2 Immagine pubblicitaria

 


Pubblicità di un dentifricio per bambini all'interno del famoso fumetto "Topolino" (anni '90)


Se da una parte può esser vista come un'azione di marketing, si può anche leggere l'intento di educare i più piccoli a compiere un'azione importante per la loro crescita come il lavarsi i denti.


mercoledì 9 marzo 2022

Step #1 - Etimologia

educare v. tr. [dal lat. educare, intens. di educĕre «trarre fuori, allevare», comp. di e-1 e ducĕre «trarre, condurre»] (io èduco, tu èduchi, ecc.; ant. o poet. edùco, ecc.). – 1. In generale, promuovere con l’insegnamento e con l’esempio lo sviluppo delle facoltà intellettuali, estetiche, e delle qualità morali di una persona, spec. di giovane età. [...] 2. a. Sviluppare e affinare le attitudini e la sensibilità (in modo assoluto o dirigendole verso un fine determinato) [...] b. Più genericam., esercitare, avvezzare [...] 3. poet. Allevare, far crescere [...]. 



STEP #14, Abc

A come Annaffiare  B come Bambini C come Centauro Chirone D come Divenire E come Esperienza F come Famiglia G come Gioco H come Habits I com...