Tatuaggio ed educare
Al primo pensiero di queste due parole insieme ho subito percepito una contraddizione, un po' come nel legame con il termine "superstizione", probabilmente perchè spinto da un forte pregiudizio che ancora esiste nelle nostre società, dove al tatuaggio si accostano la criminalità, la ribellione, qualcosa di pericoloso e contro la legge. Volendo andare oltre questi pensieri un po' superficiali e obsoleti, mi sono domandato perchè le persone si tatuino e vorrei capire un po' meglio quali altri aspetti siano contenuti dietro questa azione.
Se come spiega Antonio Chimienti, psicologo, psicoterapeuta, il tatuaggio è (anche?) "un elemento di auto-narrazione, un modo di comunicare senza parole, tanto che in alcuni casi viene scelto proprio per rivelare un parte di sé che, altrimenti, si riuscirebbe difficilmente a mostrare", allora potenzialmente i tatuaggi potrebbero celare in maniera implicita e esplicita anche alcuni messaggi legati all'educare, dove questa comunicazione grafica e magari non verbale vuole o può esser di esempio e modello per qualcun altro.
Un'altra riflessione che mi è venuta in mente rispetto al tema educare e tatuaggi si lega al moko, il tatuaggio maori. In particolare mi riferisco al caso di Nanaia Mahuta, la prima donna maori a ricoprire la carica di a ministra degli Esteri in Nuova Zelanda e che ha il tradizionale tatuaggio su labbra e mento, chiamato “moko kauae”. Come riportato da un articolo de Il Post:
"La pratica del tatuaggio (“tā moko”) è una tradizione molto antica e ha una forte dimensione rituale; il tatuaggio viene realizzato durante particolari cerimonie e comporta una serie di piccole scarificazioni – incisioni che portano a cicatrici permanenti – che poi vengono decorate con l’inchiostro. Solitamente gli uomini maori hanno tatuaggi su tutto il volto, natiche e cosce, mentre le donne hanno il moko kauae, che è appunto il tatuaggio che copre labbra e mento."
Nanaia Mahuta nel 2018 (Hagen Hopkins/ Getty Images)
Nell’Ottocento, con la colonizzazione britannica, il tatuaggio sul viso iniziò a scomparire in Nuova Zelanda, portando a massacri, episodi di razzismo e notevoli discriminazioni contro i popoli indigeni. Solo nel Novecento il moko tornò a esser usato, ma spesso ancora mal vista in quanto ritenuta una tradizione obsoleta, sia dalle comunità non maori che quelle indigene.
Ecco che avere una rappresentanza maori che porta un segno dell'appartenenza indigena all'interno del Parlamento neozelandese significa innanzitutto rappresentare e dare visibilità ad una parte di società storicamente discriminata. Quindi in quanto figura pubblica e probabilmente anche grazie al suo moko kauae, la ministra maori ha la possibilità di portare un messaggio a favore dei popoli indigeni ed educare le persone, "normalizzando" il tatuaggio maori così come la loro presenza all'interno della società.
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